domenica 16 marzo 2014

Cavalli e indo-europei: le steppe non avevano l'esclusiva


Uno dei luoghi comuni sugli Indoeuropei ci dice che si trattava di popolazioni di nomadi a cavallo provenienti dalle steppe eurasiatiche (se non dell'Europa orientale, l'attuale Ucraina). E ci hanno fatto credere che orde di questi cavalieri avrebbero invaso l'Europa e l'Asia diffondendo ovunque la loro lingua, con la forza dirompente del cavallo. Abituati all'idea delle invasioni barbariche dei Germani, degli Unni e dei Mongoli, la cosa ci è parsa abbastanza accettabile. Peccato che quelle invasioni per lo più non siano riuscite a imporre le loro lingue, a parte gli Angli e i Sassoni in Britannia (lasciando il gallese e il gaelico) e le lingue turche nell'Asia centrale e in Anatolia (lasciando importanti sacche di lingue precedenti, soprattutto iraniche come tagico e curdo). E così, le lingue di Omero, Platone, Aristotele, Cicerone e Virgilio, Zarathustra e Firdusi, dei Veda, del Mahābhārata e di Kalidāsa, della grammatica di Pāṇini e della dialettica di Nāgārjuna, deriverebbero da un'orda di nomadi a cavallo discesi dalle steppe russe e ucraine per saccheggiare antiche civiltà che avrebbero dimenticato le loro lingue certamente secolari in favore di quelle degli ultimi arrivati. Curiosamente le lingue indoeuropee portate da questi invasori hanno potuto sviluppare un lessico poetico e filosofico, politico ed economico, per lo più senza adottare termini delle lingue delle civiltà precedenti come invece fecero i Germani col latino e il greco, e i Turchi con arabo e persiano. Questa incredibile teoria è insegnata da decenni se non secoli come fatto storico.

Ora, contro i pochi arditi che hanno cercato di contestarla l'argomento del cavallo è stato spesso usato per dimostrare che gli Indoeuropei vengono dalle steppe: è lì, tra Ucraina e Kazakistan, che il cavallo è stato domesticato, da lì, ci dicono, vengono tutti i cavalli domestici. E invece, cavalli autoctoni erano rimasti anche in Iran, come ci mostrano non solo gli scavi di Tall i Iblis (che riportano cavalli nel 3500 a.C.) e Shah Tepe, ma anche il cavallo del Caspio (di cui si può ammirare un esemplare nella foto in alto), scoperto in Iran nel 1965 da una signora americana sposata a un iraniano, Louise Firouz, come si può leggere qui. I rilievi di Persepoli ci mostrano un tipo di cavallo simile, come dimensioni e fisionomia:



Secondo studi genetici la razza del Caspio è la più 'primitiva' di tutte le razze cosiddette 'orientali' di cavallo come l'arabo, il curdo e l'Akhal Teke:


Akhal Teke
Kathiawari

E' interessante che anche i cavalli indiani (come il Kathiawari qua sopra) siano del tipo orientale, spesso di piccole dimensioni e snello, adatto a climi caldi, e che nel Rigveda sia detto chiaramente che il cavallo sacrificato ha 34 costole (I.162.18: catustriṃśad vājino... vaṅkrīr aśvasya), come il cavallo del Caspio e il cavallo arabo, e diversamente dai cavalli 'occidentali', che ne hanno 36 e hanno una struttura più massiccia.
Anche la figurina di cavallo trovata a Mohenjo-daro ricorda proprio questo tipo di cavallo:



Quindi, i primi cavalli che si sono diffusi nell'area indoiranica non erano i massicci cavalli delle steppe, ma quelli piccoli e leggeri dell'Iran e del Turkmenistan, e niente ci costringe a pensare che furono introdotti dai popoli di cultura 'Kurgan' delle lontane steppe eurasiatiche, così come la loro cultura non ha potuto raggiungere l'India, e ha toccato marginalmente l'Asia centrale meridionale, come a Zaman Baba presso Bukhara, in Uzbekistan, fondendosi con le culture locali sedentarie che hanno mantenuto la loro continuità. Anzi, è probabile che la cultura Kurgan sia emanata o influenzata dall'Asia centrale meridionale, a partire da siti mesolitici a est del mar Caspio meridionale come Damdam Chesme 2 e Djebel, e dalla cultura Kelteminar, come suggerito da studiosi quali Merpert, Danylenko, la stessa Gimbutas e Mallory. Si potrebbe ipotizzare che nomadi di lingua indoeuropea da tali regioni abbiano portato verso nord i loro cavalli orientali, per poi adottare i cavalli delle steppe di tipo 'occidentale', più adatti a climi freddi, e con essi si mossero verso l'Europa.