domenica 19 febbraio 2012

La conferenza mondiale di sanscrito a Delhi





Lo scorso gennaio (dal 5 al 10) ho potuto partecipare alla quindicesima World Sanskrit Conference a New Delhi, nel bel contesto del Vigyan Bhawan, nelle gradevoli aree verdi della capitale indiana. Un evento grandioso, introdotto dal primo ministro stesso, Manmohan Singh (come si può vedere nella foto in alto), e con la partecipazione di circa 400 cultori di sanscrito o discipline affini. Spesso i discorsi introduttivi, e anche alcuni interventi, erano in sanscrito parlato, che apparentemente gli studiosi indiani possono seguire facilmente. Per noi sanscritisti occidentali (almeno nel mio caso), ci vorrebbe ancora un po' di pratica!
Anche lì si è parlato di un certo pessimismo che circola a proposito della salute degli studi sanscriti, ma la larga affluenza è stata salutata come un segnale positivo. E' stato presentato un interessante volume intitolato "Viśvavārā. Sanskrit for Human Survival", curato da Kalyan Kumar Chakravarty, con vari articoli sulla funzione attuale del sanscrito e su vari aspetti storici del suo uso, anche al di fuori dell'India, come nell'Asia sudorientale, centrale, fino al Giappone.

Scrive Indra Nath Choudhuri all'inizio del suo articolo "Stato contemporaneo e rilevanza del Sanscrito":
"Il Sanscrito (che significa 'colto o raffinato', 'cultured or refined' in inglese), la lingua classica dell'India, è la lingua più antica e più sistematica nel mondo. La vastità e versatilità, e il potere d'espressione di questa lingua possono essere apprezzati dal fatto che uno può trovare praticamente un immane corpus di conoscenza di ogni disciplina disponibile del mondo in questa lingua. Friedrich Max Muller, uno degli Indologi molto illustri dei suoi tempi, aveva chiamato il Sanscrito la 'lingua delle lingue', e notò che 'è stato detto giustamente che il Sanscrito è per la scienza della lingua ciò che la matematica è per l'astronomia.' [...] Qual è la ragione della lunga tradizione di continuità del Sanscrito? La sua chiarezza, precisione, e la sua ricerca della verità hanno tutte contribuito alla sua persistenza." Si aggiunge che oggi la precisione del Sanscrito con gli strumenti informatici "sveglierà la capacità negli esseri umani di utilizzare la loro innata facoltà mentale superiore con uno slancio (momentum) che trasformerebbe inevitabilmente il mondo. In effetti il solo apprendimento del Sanscrito da parte di un ampio numero di persone in sé rappresenta un salto quantico nella coscienza, per non menzionare la ricca dotazione (endowment) che provvederà nell'arena della comunicazione futura."
Nello stesso ambito, un altro testo offerto al convegno era quello di Lokesh Chandra, "Sanskrit as the Transcreative Dimension of the Languages and Thought Systems of Europe and Asia", dove si apprende la sorprendente notizia che a Londra nel 1937 fu fondata una scuola (St. James Indipendent School for Boys) in cui lo studio della lingua inizia con il Sanscrito, introdotto a 5 anni di età, con la giustificazione che quest'antichissima lingua è rimasta sostanzialmente immutata per migliaia di anni e ha preservato un sistema grammaticale completo, il suo suono è puro e bello e la letteratura magnifica. I primi passi nel Sanscrito nella Junior School implicano il cantarlo, parlarlo, e apprendere l'alfabeto. Ciò è seguito dall'apprendimento sistematico della grammatica e dall'introduzione alla conversazione sanscrita. A otto anni si introduce il Greco come seconda lingua. Si conclude che questo apprendimento precoce e approfondito delle lingue classiche dà ai bambini una base eccellente per tutto il loro apprendimento futuro. (Qui si trova la pagina web della scuola relativa al sanscrito).
Lokesh Chandra aggiunge, dopo aver citato anche la Classical School di Boston: "L'opinione che il sanscrito è complesso, difficile, e non ha una funzionalità immediata è neutralizzata dal suo sottile e profondo potere subconscio nello strutturare un ordine sociale lontano dalle grottesche diseguaglianze degli strutturalisti progressisti che barattano i valori per l'economia di mercato, un eufemismo per l'avidità incontrollata. La Classical School di Boston evidenzia il bisogno di rinvigorire lo spirito essenziale del Sanscrito e invertire il nostro sguardo ultra-materialistico verso uno sviluppo ispirato ai valori..."