lunedì 4 maggio 2009

Sylvain Lévi e René Guénon


René Guénon (ritratto nella foto a destra) è certamente in Italia un nome più noto di quello di Sylvain Lévi (qui a sinistra), grazie alla pubblicazione delle sue opere da parte della casa Adelphi (che d'altronde ha appena pubblicato l'opera di Lévi La dottrina del sacrificio nei Brāhmaņa, con la traduzione della mia collega e amica Silvia D’Intino), e alla sua forte proposta ideologica della 'Tradizione' sotto il segno dell'esoterismo. Guénon non si può considerare un indianista, certo non era un accademico, però seguì i corsi al College de France di Sylvain Lévi, allora massima autorità dell'indologia francese, e presentò alla Sorbona nel 1921 come tesi di dottorato in Lettere la sua Introduction générale à l’étude des doctrines hindoues, come si apprende in un articolo (René Guénon et l'Hindouisme) di Pierre Feuga, che si definisce 'Professeur de Yoga'
(http://pierrefeuga.free.fr/guenon.html#_ftnref15). E' sorprendente leggere che il grande indianista si dimostrò aperto verso la tesi di Guénon, nonostante contestasse l'indologia accademica occidentale. Così si esprime il Lévi a proposito della tesi:
En tout cas, il [Guénon] témoigne d’un effort personnel de pensée qui est respectable et que les philosophes apprécieront ; il apporte une conception curieuse des systèmes philosophiques de l’Inde, qui tout en choquant les indianistes peuvent les inviter à d’utiles réflexions. Enfin, la Faculté donnera une preuve manifeste de son libéralisme en acceptant cette critique violente de la ‘science officielle’ des philosophes comme des indianistes. Je crois donc devoir vous engager, Monsieur le Doyen, à accorder votre visa à la thèse de Monsieur Guénon.
Un liberalismo e un'apertura mentali abbastanza straordinarie per un accademico, considerato il rifiuto di Guénon per il metodo storico e il suo attacco totale all'orientalismo accademico, e tanto più in un'epoca come quella, segnata dal Positivismo. Tuttavia, nonostante tale illustre parere, al Doyen Brunot l'eresia di Guénon dovette apparire davvero eccessiva, e rifiutò l'approvazione.
Secondo il Feuga, Guénon fu poi aspramente criticato dall'indologia francese (in particolare dal fondamentale sanscritista Louis Renou) e nessun universitario si azzarda ad ammettere pubblicamente il suo apporto costruttivo. Del resto, lo stesso Sylvain Lévi, secondo la scarna voce di Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/Sylvain_Levi), è stato uno dei primi oppositori di Guénon, "citing the latter's uncritical belief in a "Perennial philosophy", that is, a primal truth revealed directly to primitive humanity, based on an extreme reductionist view of Hinduism."
In effetti, il concetto guénoniano di Tradizione primordiale appare inaccettabile, o almeno inverificabile, da un punto di vista storico-critico, e alcune generalizzazioni di Guénon sull'India e l'Oriente appaiono più frutto delle sue predilezioni che realtà storica; Guénon si muove in un'ottica fortemente 'orientalista' nel senso di Edward Said, affermando il classico stereotipo dell'immobilità dell'Oriente, anche se rovesciando la consueta valutazione negativa di questo fatto in positiva (fedeltà alla Tradizione). Comunque la conoscenza da parte di Guénon del pensiero indiano è vasta e approfondita, e il suo punto di vista vuole essere rigorosamente aderente a quello 'indù' autentico, tanto che - racconta Feuga - il famoso indianista Alain Daniélou, quando presentò l'opera di Guénon a dei Pandit ortodossi, ne ricavò questo giudizio:
de tous les Occidentaux qui se sont occupés des doctrines hindoues, seul Guénon, dirent-ils, en a vraiment compris le sens

1 commento:

  1. Mi fa piacere vedere un post del genere. Guenon, ( come tutti i veri sapienti) riteneva che l'erudizione non fosse la via per giungere alla vera conoscenza delle cose. Non negava l'importanza dei dati, ma combatteva lo spirito di erudizione, ovvero la pretesa di ridurre tutto a nozioni. e ciò riguardava ovviamente anche un campo a lui così caro come l'indologia e in genere l'orientalistica.
    Guenon ci ha insegnato a penetrare lo spirito più autentico delle tradizioni orientali e di questo avrà gratitudine imperitura. Poi ciascuno fa le sue valutazioni e prosegue il suo percorso. Cordiali saluti, Bernardo

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